Nel nostro “andar per questa vita”, poco ci soffermiamo a filosofeggiare sul significato ultimo delle cose, eppure è nell’investigare che si comprende la struttura della nostra cultura, del nostro apparato cognitivo e il nostro animo.
Il concetto della bellezza, per esempio. Malgrado sia un termine di uso comune la bellezza è un concetto sfuggevole, la cui denotazione è piuttosto complessa. Il motivo è la sua dipendenza da un intreccio difficile da analizzare se non con il rischio di perdersi nei meandri della mente, della cultura e delle influenze educativo-stilistiche.
La definizione oggettiva di bellezza è più facile da inquadrare in quanto determinata da qualità che fanno riferimento a canoni specificati dalla cultura e dal tempo storico, nei quali troviamo il nostro codice di lettura.
In questo articolo intendo riferirmi al giudizio estetico col quale percepiamo e definiamo certe opere d’arte e gli oggetti. Di cosa parliamo? Semplice, di quelle qualità che, a livello soggettivo, sentiamo come positive e piacevoli.
Gli studiosi hanno cercato di chiarire questo concetto attraverso due punti di osservazione differenti. Dapprima hanno considerato come punto d’interesse l’opera d’arte e il giudizio soggettivo, successivamente, hanno messo al centro dell’attenzione i ragionamenti dell’artista e del fruitore.
Anticamente i Greci e i Romani consideravano la bellezza una caratteristica intrinseca del dipinto e di alcuni oggetti. L’idea non si discosta dalla lettura che viene data dai bambini piccoli in merito ai disegni e ai dipinti. Noi contemporanei, diversamente dai nostri avi, diamo maggiore importanza all’individuazione del significato veicolato dall’opera artistica, più che alla semplice forma estetica.
Platone e Aristotele al criterio di “bello” accostavano quello di “vero”, i Greci consideravano tutto ciò che era “bello” anche “buono”. Sebbene siano passati secoli, la visione del mondo antico influenza ancora oggi la nostra “forma mentis”, tanto che, inconsciamente, tutto ciò che per noi è bello gli facciamo corrispondere anche la valenza di buono, giusto e vero. La bellezza è considerata espressione della realtà istintuale, di contro, la bruttezza rappresenta la forza distruttrice dell’istinto di morte (Freud).
Pensiero arbitrario e ingannevole.
L’attrattiva non è appannaggio solo delle qualità dell’oggetto, la si può individuare anche nella relazione tra l’osservatore e l’oggetto osservato.
Secondo la Segal, il piacere estetico nasce dall’identificazione con l’opera e con il mondo interno dell’artista.Il concetto di bellezza deve passare dal nostro apparato cognitivo per essere interpretato, così esso è soggetto a variare con l’avanzare dell’età: i bambini piccoli pensano che essa sia una proprietà oggettiva di ciò che osservano, solo lentamente si sviluppa una concezione relazionale. Molti esperimenti hanno dimostrato come un elemento importante di attrattiva risieda nella capacità di riconoscimento da parte degli osservatori, per tale ragione nelle opera di arte moderna come il cubismo la difficile decodificazione delle figure umane all’interno delle opere ha elicitato numerosissimi dissensi nel fruitore comune. I risultati di molti esperimenti svolti al fine di osservare le reazioni delle persone hanno fatto emergere quanto la valutazione sulla bellezza fosse positiva se il canone di riconoscibilità della figura umana risultava di facile lettura, al contrario, se l’opera d’arte era caratterizzata da complessità pittorica allora il gradimento diminuiva drasticamente.Il godimento di un’opera d’arte comporta un’esperienza estetica determinata non solo dalla visione dell’opera ma anche mediata cognitivamente da una serie di variabili: il contesto di fruizione (per esempio il museo), la cultura di appartenenza, la familiarità con prodotti artistici, i canoni estetici tipici del contesto storico, sociale e culturale.
Il significato di un’opera non può essere attribuito solo all’attivazione di una popolazione di neuroni del cervello del fruitore, vengono implicate anche sovrastrutture di tipo cognitivo, le emozioni.Alla fine quando guardiamo un oggetto, quello che ci importa davvero è quanto quell’opera risuonerà con il nostro mondo esperienziale ed emotivo e quali forme di piacere possiamo sperimentare nella creazione o fruizione, perchè non si tratta solo di piacere estetico, è molto di più.