Domanda-Può un essere umano comune arrivare a superare la visione degli opposti?
Teoricamente e a livello matematico con la Relatività di Einstein (spazio-tempo) e con la Meccanica quantistica con Heisenberg, Bohr, Stapp e altri, si è arrivati a riconoscere l’unicità di alcuni elementi come, per esempio, l’onda e la particella. Una mente umana, obbligata da limiti strutturali, cognitivi ed esperienziali, come può andare oltre il suo “conosciuto” per “vedere” lo sconosciuto? Se si, come può comprendere che sta davvero guardando “qualcosa” se la mente non la riconosce?
Risposta-La mente umana è in grado di andare oltre il conosciuto attraverso stati di coscienza che permettono di captare vibrazioni sottili indecifrabili sul piano della comunicazione convenzionale. Tali vibrazioni, per essere intese dalla mente ordinaria, si trasformano dapprima in simboli e successivamente in parole. In questo modo la mente non ri-conosce ma conosce e può comprendere.
Domanda-La realtà cos’è? C’è una realtà ultima uguale per tutti o ci sono molte realtà ?Perché noi non siamo in grado di vederla?
Il nostro stesso cervello tende ad ingannarci (in un certo senso); si organizza in modo tale da risparmiare energia, per proteggere se stesso da un’eventuale crash cerebrale utilizza scorciatoie e tecniche di risparmio energetico, ci prospetta conclusioni illusorie che ci presenta come realtà. Un esempio: la luce colpisce la nostra retina, i fotorecettori la interpretano trasmettendo informazioni al cervello e grazie a questo riusciamo a vedere. C’è però una zona cieca, priva di fotorecettori chiamata scotoma, un punto cieco. La domanda è: come mai noi non “vediamo questa area nera” nel nostro campo visivo? Il motivo è semplice: perché il cervello ha l’abilità di indovinare quello che dovrebbe essere in quella parte cieca e automaticamente la mette a fuoco. Certe volte sappiamo già cosa vogliamo vedere e la nostra neocorteccia trasforma questa aspettativa in una specie di realtà virtuale, il che significa che una parte del mondo che vediamo è solamente un’illusione. Tutto questo in un certo senso è sconcertante in quanto ci mette alla mercè del nostro stesso cervello. Come facciamo a scoprire il nostro punto cieco, a vedere la realtà che è davanti ai nostri occhi? La domanda che ti faccio non ricerca una risposta in campo neuroscientifico, quanto dal punto di vista della filosofia buddista, che vada oltre la nostra struttura fisiologica.
Risposta-Nella filosofia buddhista la realtà è considerata sotto due aspetti:quello relativo e quello ultimo.
La realtà relativa, detta anche realtà convenzionale o realtà che ammanta, si riferisce al modo con cui i fenomeni dell’esistenza appaiono in funzione della sensorialità e in relazione alla interdipendenza.
La realtà ultima o assoluta è data dallo stato delle cose, che sono composte, nascono da cause e condizioni e sono quindi prive di una esistenza autonoma.
La realtà relativa o convenzionale non è uguale per tutti, perchè ognuno percepisce le cose in conseguenza dell’efficienza dei propri sensi, della propria cultura e delle proprie esperienze. La realtà assoluta è invece libera da ogni concettualizzazione e concerne la vacuità dei fenomeni relativi.