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ARTE-TERAPIA

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L’arteterapia, riconosciuta come una metodolgia di grande valore nel supporto terapeutico odierno, ha mosso i suoi primi passi già nella Grecia antica.  La tragedia greca aveva, infatti, una funzione catartica e alla musica era attribuito il potere di ammansire gli animi inquieti. Freud è stato uno dei primi studiosi della psiche umana a dare grande risalto all’arte, lui stesso era amante della scrittura e della letteratura, tanto che diventare scrittore era un sogno che sperava di realizzare nel corso della sua vita. Fu nel 1942, per descrivere il lavoro di un insegnante e artista, Adrian Hill,  che la parola “arteterapia” venne alla luce. I supporti musicali di Hill svolti dentro ad un tubercolosario erano mirati a ridurre l’ansia dei malati. Molti studiosi si sono, nel tempo, dedicati a vari studi sull’applicazione delle arti e della creatività per il miglioramento dello stato psichico dei pazienti. A parte Freud, abbiamo Melanie Klein, Hanna Segal, Bion, Winnicot, Kris, Chasseguet-Smirgel,  Arnheim e molti altri. La creazione artististica, a seconda della Scuola di psicologia, è stata interpretata con diverse chiavi di lettura, questo ha dato modo di approfondire a largo raggio l’osservazione sulle strutture cognitive e percettive dell’uomo e i diversi modi con cui vengono esplicate le esperienze di vita.

Durante le sedute di arteterapia i pazienti sono impegnati nell’elaborazione  delle emozioni, questo porta a un progressivo  sviluppo di un legame sempre più profondo con il terapeuta. Questo richiede un coinvolgimento importante e un’appropriata esperienza clinica da parte del terapeuta.

Le difficoltà tecniche relative alla realizzazione di un prodotto figurativo sono alla base di un’attività cognitiva coordinata che permette al paziente, con l’aiuto del  terapeuta, di costruire relazioni simboliche e uno spazio mentale in cui i problemi possono essere elaborati e non semplicemente scartati attraverso sintomi o altri comportamenti.

E’ importante per chi conduce il laboratorio di arte-terapia essere in posizione osservativa in modo da riconoscere il processo in atto così da facilitare il canale comunicativo con il paziente e per valutare le dinamiche e i contenuti profondi esplicitati nelle sedute.

Tutti gli approcci condividono l’importanza dell’osservazione durante la seduta di arte-terapia.

La produzione artistica può facilitare l’espressione prima, e l’elaborazione dopo ,dei vissuti angosciosi del paziente meglio della verbalizzazione, che per alcune persone, potrebbe risultare più difficoltosa.

Nella seduta di arte-terapia, l’operatore, non solo osserva i comportamenti del paziente ma anche le proprie reazioni.

Si tratta di un’azione attenta del guardare, un’azione attiva che porta ad uno scambio emotivo adeguatamente regolato per facilitare il processo di miglioramento.

In questo ambito l’osservazione partecipe è senza ombra di dubbio uno strumento fondamentale per individuare il materiale più adatto all’espressione di un paziente, e per avere un quando più completo che permetta una corretta lettura della produzione artistica.

In aggiunta l’osservazione serve anche a dare un feed-back continuo sul valore e l’efficacia dell’intervento e a misurare quanto i pazienti si sentano coinvolti da questo lavoro .

Una tecnica particolare di arte-terapia è la Messpainting, un disegno libero che incoraggia ad utilizzare il più possibile tutto il corpo, adatto a sviluppare la creatività e ad elaborare il proprio vissuto.

Questa tecnica si svolge nel corso di otto settimane, per 5 giorni alla settimana, i disegni devono essere eseguiti in 2 minuti e deve essere utilizzata tutta la  gamma dei colori.  Una volta alla settimana ci son incontri di gruppo per mostrare e discutere sulle produzioni di ognuno. La cosa più difficile è l’imparare a lasciarsi andare per tramutare le emozioni in colori e tratti,

Nelle produzioni grafiche la padronanza , la competenza esecutiva e cognitiva permette la realizzazione di prodotti sempre meno universali e sempre più particolari.

D’altronde quello che ci accumuna è il nostro bisogno di rappresentare il nostro patrimonio di conoscenze per comunicarle e trasmetterle.

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